lunedì 3 giugno 2019

Il ruolo delle figure genitoriali nella capacità relazionali dei bambini


I genitori hanno un ruolo davvero centrale nello sviluppo cognitivo, sensoriale elinguistico del bambino. Dall’approccio delle figure di riferimento come mamma e papà ruota tutto il mondo del piccolo e il suo modo di essere e sentire. Sono loro gli elementi indispensabili per una crescita sana ed equilibrata e per la formazione di un essere umano, sereno e maturo pronta ad affrontare la vita ed il mondo. Infatti, tutto si rifà proprio alla qualità delle comunicazioni verbali e non, che devono essere presenti nelle relazioni con le figure familiari, in particolare con la figura di attaccamento, la madre.

E’ proprio da qui che parte la scoperta del mondo da parte del bambino. Il neonato appena nato ha già sviluppati i propri sensi, quasi del tutto, magari non riconosce le cose o le persone, ma sente le emozioni sue e quelle esterne, anche se non le distingue, percepisce quello che lo fa stare bene, come ad esempio essere accarezzato e accolto, e quello che invece lo fa stare male, un ambiente ostile e carico di tensione.   

La comunicazione quindi e ancora di più le relazioni che il bambino instaura con l’ambiente esterno sin dall’inizio, divengono fondamentali per accrescere esperienze, persino di linguaggio ma non solo, fondamentali per la formazione del suo Io, per la sua crescita sana ed equilibrata e per lo sviluppo delle sue capacità relazionali e sociali.

Infatti, il bambino riesce a socializzare con gli altri in maniera adeguata solo se ha vissuto serenamente e in maniera soddisfacente il rapporto con le figure di riferimento, mamma e papà.

La qualità e non solo la quantità della comunicazione sia affettivo che relazionale con gli adulti o degli altri minori è abbastanza variabile, anche se, si incrementa nel passaggio tra le varie fasi di sviluppo. Vi sono chiaramente bambini che parlano molto e con tutti e particolarmente socievoli e bambini che assolutamente rientrano nella norma, ma sono più timidi e hanno bisogno di più tempo un instaurare un dialogo con l’altro.



Infatti, non bisogna generalizzare perché si è perfettamente consapevoli che i lievi o momentanei problemi nella comunicazione e nell’interazione sociale sono presenti un po’ in tutti i bambini. Allo stesso modo che i problemi più importanti ed evidenti sono attribuibili a bambini con disturbi psichici ad esempio o con situazioni difficili nell’ambiente familiare, personale o scolastica.
E’ stato comunque rilevato una stretta connessione tra la capacità comunicativa e quella relazionale.


Sport contro i disturbi del linguaggio

Tra i disturbi del linguaggio  troviamo dislessia, disgrafia, specifici come dell’articolazione, dell’eloquio, del linguaggio espressivo e altri. IN questi casi la cosa più importante è intervenire precocemente, in modo da attuare interventi e strategie specifiche per garantire progressi e ridurre gli effetti del ritardo, che purtroppo influisce sullo sviluppo emotivo del bambino e di conseguenza sul suo comportamento.



L’efficacia di un intervento precoce, per promuovere progressi linguistici a breve termine e per ridurre gli effetti cumulativi del ritardo di linguaggio, che può influire, e molto, sullo sviluppo emotivo e sul comportamento del bambino.

Così è necessario rivolgersi il prima possibile ad uno specialista, il logopedista, che in base alla problematica e all’età del definirà interventi mirati coinvolgendo anche la famiglia che avrà un ruolo altrettanto importante per la buona riuscita dell’intervento.

Vengono scelte strategie, contesto e strumenti spesso incentrati soprattutto sul gioco, riproducendo situazione in cui le parole vengono utilizzate per stimolare il piccolo. In base al tipo di disturbo si possono individuare interventi che hanno varie forme, quelle centrate sul bambino secondo un approccio diretto o di gruppo.

Vi starete chiedendo come il linguaggio sia collegato al movimento e come lo sport possa essere un valido alleato dei bambini con disturbi del linguaggio come dell’apprendimento.



Secondo gli studi è emerso che il cervelletto è la principale area motoria coinvolta che regola l’equilibrio e l’apprendimento delle nostre capacità motorie. Coinvolgendo attività cognitive ben più complesse. Il cervelletto è dunque responsabile nello sviluppo del linguaggio, in particolar modo nell’articolazione delle abilità linguistiche, in quanto coinvolge il tempo e la fluency. Possiamo quindi immaginare la connessione con il fenomeno dislessia, del leggere, e dello scrivere.


Moltissimi sono i campioni che hanno fatto della loro difficoltà il più grande pregio, proprio grazie allo sport sono riusciti ad esprimersi e realizzare sogni iragiungibili. Pensate ad esempio a campione dei pesi massimi Muhammad Alì, i grandissimi giocatori di basket come Michael Jordan

Per questo questi bambini in particolare hanno bisogno di essere inseriti in un contesto sportivo che possa far emergere le loro capacità aiutandoli ad aumentare la fiducia in se stessi e negli altri. Solitamente bambini che hanno una visione del mondo molto diversa e che riescono a scorgere cose che spesso agli altri sfuggono. Bambini e karate, o il judo e le arti marziali in genere sono un connubio perfetto, indicati dagli esperti per bambini con disturbi del linguaggio e disturbi dell’apprendimento.

Stimolare il linguaggio nel bambino


Si parte sempre e comunque dal presupposto che ogni bambino è unico e solo e per questo anche nell’esprimersi e parlare ha i suoi tempi. Non bisogna subito allarmarsi e fare confronti, ma se siete poi così preoccupati, e come genitori è plausibile, consultate uno specialista, ma siete voi genitori i primi che possono aiutare il bambino in un corretto sviluppo del linguaggio.

Esistono dei modi semplici ed efficaci che hanno il fine di stimolare il bambino. Partendo dalle azioni quotidiane, per il bambino comunicare deve essere avvertito come un piacere e non un dovere. Per questo parlate tanto al vostro piccolo, già nei primi mesi di vita è di certo la scelta migliore.



Iniziate descrivendo quello che fatte, dal vestirsi al bagnetto, nominando gli oggetti che toccate, soprattutto senza fretta, cercando di scandire le parole, magari con una pausa. Sprona il bambino ad imitare i tuoi gesti, come battere le mani per esempio, imita le sue stesse espressioni, smorfie e sorrisi. UN metodo particolarmente indicate sono i versi degli animali, in questo modo il bambino comincia ad allenarsi con i suoni che poi utilizzerà per pronunciare le parole.

Inoltre, e non meno importante sono i libri, le filastrocche e le canzoni, leggere o fargli vedere le figure associando una parole che magari poi inviterai a ripetere è davvero un ottimo modo per stimolare il piccolo. I giochi elettronici sono un ulteriore aiuto in alcune fasi della crescita, come le schede elettroniche con l’associazione di parole e immagine ad esempio.



Insegna a non indicare per farsi capire, ma cerca sempre di fargli usare la parola, inizialmente ripetila tu. Le cose da non fare assolutamente sono ad esempio quello di sottolineare i suoi errori, in alternativa ripetete solo la parola corretta.

La ripetitività dei gesti anche quelli quotidiani, comprese le espressioni del volto, l’intonazione della voce, e le parole che accompagnano le azioni, come il vestirsi, il lavarsi, il mangiare ecc… sono ideali perché il bambino tenderà a ripeterli e anticiparli, creerete così un contesto assolutamente adeguato per stimolarlo. Utilizzate tutti i canali di comunicazione, come il contatto visivo, fate in modo che lui vi guardi e mettetevi alla sua altezza quando parlerete, aiuterà ad attirare la sua attenzione e a motivarlo positivamente.

Ricordate sempre che la comunicazione è uno degli elementi che può essere determinante nella vita di grandi e piccini, perché da qui dipende l’interazione con il mondo e soprattutto con gli altri. Inoltre è dimostrato che un bambino che riesce a comunicare verbalmente molto presto utilizza meno l’approccio fisico con adulti e coetanei, come i morsi ad esempio, perché sarà di certo meno frustrante utilizzare la parola per farsi capire e esternare le sue stesse emozioni.

Bisogna stuzzicare la sua fantasia e dargli modo di esprimersi con semplici parole.

Disturbi del linguaggio come riconoscerli


IL linguaggio è per l’uomo uno strumento fondamentale perché gli consente di interagire con il mondo e con gli altri. Molti di noi lo danno spesso per scontato, in realtà ci sono moltissime persone che si trovano a dover fronteggiare ostacoli importanti per riuscire ad esprimersi. Spesso i disturbi del linguaggio emergono già da piccolini o per problemi a livello genetico e neurologico, in questo caso si parla di disturbi del linguaggio primari, oppure i disturbi del linguaggio secondali, per lesioni, ritardi mentali più o meno gravi e traumi fisici che hanno compromesso proprio la parte del cervello che si occupa del linguaggio.



Per poter riconoscere un bambino con un disturbo del linguaggio primario non anora diagnosticato è importante avere una buona conoscenza di quelle che sono le fasi di evoluzione del linguaggio in base alle varie fasce di età, così da poter comprendere quando effettivamente ci si trova di fronte ad un vero e proprio ritardo nello sviluppo del linguaggio.

Esistono dei segnali che possono essere facilmente riconoscibili nei bambini molto piccoli, ma è sempre bene tenere presente che  ogni bambino ha bene o male i suoi tempi quindi per esempio non tutti dicono la prima parola ad un anni esatto.

Solitamente bisogna prestare attenzione alla lallazione, che comincia molto presto nei bambini, già se questa è assente ad un anno di età, qualcosa non quadra. Lessico scarso e conoscenza di un numero inferiore a 15 parole intorno ai 18 mesi e di 50 parole intorno ai 24 mesi. Scarsa capacità di formulare frasi complete.
La diagnosi di un disturbo del linguaggio viene solitamente fatta dopo aver accertato l’assenza di altre problematiche, come assenza di udito o altro. In tutti i casi è bene intervenire precocemente per limitare i danni e aiutarlo nell’apprendimento e nello sviluppo.
Le cause che implicano per un bambino u disturbo del linguaggio secondo i riceercatori sono imputabili ad un mix di fattori oltre che genetici anche ambientali, come possono essere l’assenza di stimoli adeguanti, traumi o altro.
Prima dei tre anni non è possibile fare una diagnosi precisa, ma è consigliato recarsi da uno specialista soprattutto se in presenza di casi in famiglia, o comunque per avere spunti o consigli.
Avere un disturbo del linguaggio può essere per  un bambino un vero limite, che inevitabilmente si ripercuote sulla propria capacità di interagire e relazionarsi oltre che sulle stesse capacità di apprendimento. Per questo è importante intervenire il prima possibile.